La cornice è quella della bellissima Piazza del Duomo di Pistoia, l’occasione è la quarta serata – domenica 9 luglio – del Pistoia Blues Festival e la lineup è di quelle clamorose.
In precedenza si erano esibiti il duo veronese dei Giudi e Quani, vincitori del contest Obiettivo BluesIn ed inclusi nella compilation Pistoia Blues Next Generation, e Gennaro Porcelli chitarrista napoletano dal 2005 al seguito di Edoardo Bennato.
Giudi e Quani
Gennaro Porcelli
Ana Popovic
Arrivo purtroppo quando Ana Popovic sta finendo il suo set, appena in tempo per sentire la cover di Thriller di Michael Jackson, dalla risposta del pubblico deve esser stato un ottimo concerto il suo.
L’affascinante cantante e chitarrista blues serba, nota per il suo talento nella chitarra elettrica e la sua potente voce, è considerata a pieno merito una delle migliori chitarriste blues al mondo. A Pistoia per lei è un ritorno, stavolta per presentare il suo nuovo album “Power“, appena uscito.
Dirty Honey
Prima degli headliner della serata, i Wolfmother di Andrew Stockdale, ad infiammare il pubblico ci penseranno I Dirty Honey.
Alle 21.30, puntualissima, la band losangelina prende d’assalto il palco con il suo rock potente e melodico, e si capisce subito come le sedie posizionate nella piazza servano a ben poco, e siano poco congeniali al tipo di serata. Infatti il pubblico si accalca dalle transenne, rendendo vano il goffo tentative della security di far stare ognuno al proprio posto, ma del resto il ritmo incalzante e l’energia sprigionata dai Dirty Honey non possono lasciare indifferente la gente accorsa a Pistoia.
Marc LaBelle, con il suo carisma e la sua voce tagliente, accompagnato dalla tecnica e dalla potenza della chitarra di John Notto e dalla solida sezione ritmica di Justin Smolian e Jaydon Bean, sciorina il meglio del repertorio della band. C’è spazio sia per i loro pezzi più famosi, come California Dreamin’, When I’m Gone, Heartbreaker e Rolling 7s, che per qualche nuovo brano dall’album in uscita in autunno, come l’apprezzatissima dal pubblico Won’t Take Me Alive, che ha visto la sua pubblicazione proprio venerdì scorso.
La band è carica e si vede, è l’ultima data del loro tour europeo prima di un meritato riposo, e vogliono chiudere in bellezza. Il pubblico risponde con entusiasmo, cantando e ballando insieme alla band che più volte scende dal palco per prendersi il bagno di folla. Il loro sound potente e melodico è perfettamente adatto a preparare il pubblico per la serata, ed è anzi potenzialmente meritevole di uno slot da headliner.
Dopo circa un’ora I 4 si congedano tra gli applausi, e alle 23.00, in barba a coprifuochi vari, in un orario inusuale ormai per un concerto, arriva sul palco il classic rock blues che farà impazzire il pubblico della piazza.
Wolfmother
I Wolfmother sono una band rock australiana fondata nel 2004, nota per il suo suono influenzato dal rock degli anni ‘70, che incorpora elementi di hard rock e stoner rock. Dopo qualche tribolazione a livello di line up, hanno finalmente trovato la quadra con il bassista Jake Bennet e il batterista Hamish Rosser ad accompagnare la chitarra e voce di Andrew Stockdale.
La band di Byron Bay, Australia, porta sul palco un classic rock blues che seppur partendo col freno tirato, alla lunga fa impazzire il pubblico accorso. Stockdale cattura l’attenzione di tutti con la sua voce e con chilometri di riff galoppanti ed effetti psichedelici con cui tiene in pugno il pubblico. Il fuzz della sua chitarra e il basso di Bennet fanno il resto, perfettamente coadiuvati dall’energica prestazione del batterista Rosser.
Il muro di suono creato dalla band ha fatto tremare la piazza, con la musica che ha invaso l’ambiente con un’energia travolgente.
La set list è una raccolta dei migliori brani degli ultimi album, si parte con Dimension, arrivando poi a Joker & The Thief, passando da Woman, Victorius, Vagabond e Midnight Train.
L’encore contenente l’energica cover di Rock n Roll dei Led Zeppelin, è la degna conclusione di questo spettacolo.
Il concerto è letteralmente volato: un ora e mezza di musica ha incantato il pubblico che sembra aver apprezzato la nuova formazione. Stockdale non ha deluso la folla, in forma dalla prima all’ultima canzone e la chimica con il resto della band è sembrata buona.
In conclusione, la serata rock blues a Pistoia è stata un’ulteriore conferma che questo festival è diventato una certezza del panorama musicale rock e blues in Italia.
Le energiche prestazioni di Ana Popovic prima, e di Dirty Honey e Wolfmother dopo, hanno saziato la fame di rock dei presenti, che in una serata terribilmente afosa non si sono certo risparmiati nel dimostrare il loro apprezzamento agli artisti.
Fotografie di Marco Lambardi
Testo di Pietro Minardi
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