Non c’era momento migliore, di quello di fine ottobre, per un concerto dei Cure. Il 29 Ottobre l’Unipol Arena di Bologna si è tinta di colori scuri, atmosfere al limite tra il “non posso crederci” e il “finalmente”. Si, perché di questi tempi accaparrarsi un biglietto per il concerto di un gruppo del loro calibro, di cui non fai in tempo a dire il nome che è già sold out, può definirsi una vera fortuna. Per i migliaia di fortunati presenti non è stata una serata come un altra, un concerto dei Cure non significa soltanto stare al di là della transenne ad ascoltare e guardare, ma tornare indietro nel tempo. Che si abbiano vent’anni o cinquanta, non importa, ogni singola persona che ha amato questo gruppo, che ha ascoltato la voce di Robert Smith in svariati periodi della sua vita, lo può confermare.
I Cure sono stati i migliori amici di tutti, almeno una volta nella vita. Forse è proprio per questo che il senso di appartenenza e la fedeltà dei fans sopravvive, a distanza di quarant’anni dagli esordi. E a dimostrarlo è proprio la monumentale presenza di persone, fin dalle prime ore del pomeriggio, in quel di Bologna. Finito il turno dei Twilight Sad, la band scozzese di post punk del cantante James Graham, che ha avuto l’onore di aprire le date del tour, e che per questo non può che ricevere consensi e applausi per una performance e un sound che risultano comunque piacevoli e in linea con la serata che si prospetta; Infatti, alle 20:30, quando Smiths e soci salgono sul palco, danno il via a qualcosa di speciale, famigliare e senza tempo, è in quel momento che l’Arena esplode veramente di felicità , e qualcuno nelle prime file sviene per l’emozione. Il repertorio è infinito e la scelta dei brani soddisfa tutti, da “Plainsong” (brano di apertura) a “Pictures of You”, “A Night Like This”, “In Between Days”, “Just Like Heaven” (e qui, era come se fossimo tutti sul palco), “Lovesong”, “Disintegration” .. la prima parte del concerto scivola via, quasi senza accorgersi che i minuti, nonostante tutto, continuano a scorrere. Robert Smith è l’amico che tutti quanti vorrebbero, la musica vibra dentro di lui e la regala al suo pubblico in un trionfo velato di passione.
L’interazione col pubblico però è poca, saluta e ringrazia in italiano, e racconta quanto sia sempre fantastico trovarsi di fronte al calore della sua gente. La seconda parte del live, con brani come “At Night, “A Forest” (splendido sfondo di alberi e foreste alle spalle del palco, che rende il tutto ancora piùreale) “Fascination Street” e la superba “Burn” preparano il terreno per la parte finale, decisamente energica, anche grazie al bassista Simon Gallup che salta da una punta all’altra del palco col suo ciuffo alla Misfits, con alcuni tra i best of del gruppo piùamati “Lullaby” (e ci si sente tutti immobilizzati) “Friday i’m in Love”( si torna bambini per un attimo) cantata perfino dagli addetti alla sicurezza, “Boys don’t Cry”, niente piùfermava l’Unipol Arena, che ormai era un tutt’uno, “Close To me” ed infine la chiusura con “Why I can’t be You” che avvolge le centinaia di migliaia di persone in un abbraccio denso, dai toni un pò malinconici, com’è normale che sia quando qualcosa di così bello finisce, ma sei consapevole che rimane, per sempre.
SETLIST
Plainsong – Pictures of You – Closedown – A Night Like This – Push – In Between Days – The Hungry Ghost – alt.end – The Walk – Primary – If Only Tonight We Could Sleep – Shake Dog Shake – Charlotte Sometimes – Lovesong – Just Like Heaven – From the – Edge of the Deep Green Sea – Prayers for Rain – Disintegration – At Night – M – Play for Today – A Forest – Want – Never Enough – Fascination Street – Burn – Lullaby – The Caterpillar – Friday I’m in Love – Boys Don’t Cry – Close to Me – Why Can’t I Be You?
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