Il tempio metal di questo mercoledì 29 maggio 2024 è l’Ippodromo Snai La Maura che, in occasione del festival I-Days Coca Cola Milano, ospita sul palco una delle più longeve band del panorama metal…i Metallica. Unica data italiana dell’M72 tour, che li vede accompagnati da Ice Nine Kills e Five Finger Death Punch.
E quanto questa band sia apprezzata, lo dimostra la grande varietà generazionale degli oltre 70.000 fan giunti da ogni dove per assistere a questo imperdibile evento.

ICE NINE KILLS

Inizio alle 17:15 con gli Ice Nine Kills, che portano sul palco il loro metalcore teatrale e ricco di riferimenti cinematografici. La band, nota per i suoi testi ispirati ai film horror, conquista immediatamente il pubblico con una performance potente e visivamente coinvolgente. L’utilizzo di maschere, costumi e oggetti di scena per creare un’atmosfera teatrale e inquietante, trasforma il palco in un vero e proprio set cinematografico.

Canzoni come “The American Nightmare” e “A Grave Mistake” scatenano l’entusiasmo dei fan. Spencer Charnas, il frontman, dimostra grande carisma e interagisce attivamente con la folla, preparando perfettamente il terreno per gli artisti successivi.

Setlist:

– Hip To Be Scared
– Rainy Day
– Meat & Greet
– Ex-Mortis
– SAVAGES
– Funeral Derangements
– The American Nightmare
– A Grave Mistake
– The Shower Scene
– Welcome To Horrorwood

FIVE FINGER DEATH PUNCH

Dopo una breve pausa, è la volta dei Five Finger Death Punch. La band di Las Vegas
porta la loro caratteristica miscela di heavy metal e hard rock sul palco, esibendosi con una potenza incredibile.

Ivan Moody, il carismatico frontman, guida la band attraverso una setlist piena di energia, con brani come “Wash It All Away”, “Jekyll and Hyde” e “Under and Over It”. Il pubblico risponde con headbanging incessanti e cori potenti, creando un’atmosfera elettrizzante.

Che dire, malgrado la fama da “bad boy” che Ivan si è costruito negli anni, questa sera ha dimostrato che, quando è in forma, sia un cantante dalle doti vocali evidenti e che sappia entusiasmare migliaia di persone.

Setlist:

– Lift Me Up
– Trouble
– Wash It All Away
– Jekyll And Hyde
– The House Of The Rising Sun (cover)
– IOU
– Wrong Side Of Heaven
– Salvation
– Under And Over It
– The Bleeding

METALLICA

Giunge il momento che tutti stavamo aspettando, i maxi schermi del palco dell’I-Days mostrano la stupenda locandina dedicata alla tappa italiana dell’M72 Tour dei Metallica, rappresentata da uno scheletro dalle sembianze di Leonardo da Vinci con sullo sfondo la raffigurazione dell’Uomo Vitruviano che sfodera le corna simbolo del metal.

L’iconica band di San Francisco ha ormai adottato da vari anni questa consuetudine di omaggiare ogni singolo loro concerto con un’immagine unica raffigurante il luogo della loro esibizione stilizzandola con grafiche a tendenze macabre e oscure che richiamino le rappresentazioni utilizzate nei vari artwork della band, e quella dalla data odierna risulta sicuramente tra la più riuscite ed azzeccate che abbia mai visto.

Come da tradizione, l’inizio del set dei Metallica si apre con le note dell’iconico pezzo degli AC/DC “It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rock ‘n’ Roll)” seguite dall’epica colonna sonora Western di Ennio Morricone “The Ecstasy of Gold”. Ed è alla fine di quest’ultima che salgono sul palco i nostri Four Horsemen pronti a scatenare tutto il loro talento in quelle che saranno due ore memorabili. Il concerto non poteva che iniziare con un grande classico della band Californiana tratto dall’acclamatissimo album dell’84 “Ride The Lightning” … “Creeping Death” è infatti uno dei migliori brani di apertura che i Metallica potessero scegliere, un brano che simboleggia le loro radici e lo loro vera anima “thrash metal”. Il pubblico impazzisce e acclama a squarciagola James Hetfield & Co con un entusiasmo alle stelle.

Unica nota stonata di quest’apertura risulta, appunto, un sound che per i primi minuti è apparso davvero scarso… volumi bassi, di qualità pessima e decisamente ben poco definiti creano alcuni attimi di preoccupazione; per fortuna nel corso dello stesso brano gli ingegneri del suono fanno il loro lavoro e riescono a ristabilire quantomeno il bilanciamento di voce e strumenti, ottenendo per il resto del concerto una qualità di suono accettabile, rimanendo seppur sempre su volumi abbastanza bassi per il genere musicale a cui stiamo assistendo.

Per il resto, tutti e 4 i membri si dimostrano fin da subito carichi e felici di esibirsi, come se non sentissero i 40 anni di carriera alle spalle… “For Whom the Bell Tolls”, “Holier Than Thou” e “Enter Sandman” completano un poker di apertura di grandi classici della band, dell’era che li ha portati fino al Black Album. Quest’ultimo brano quasi a sorpresa piazzato così presto in scaletta essendo ovviamente uno dei pezzi iconici dei Metallica e quasi sempre utilizzato tra i brani di chiusura. Va detto che le previsioni della setlist per questa data italiana non erano semplici in quanto questo M72 World Tour che giunge al secondo anno con la grande maggioranza di concerti in “doppia data” e due scalette completamente diverse… va da sé che l’unico vantaggio di avere una sola data nel nostro paese sarebbe stata una condensazione dei migliori pezzi tutti in una sola serata.

James interagisce per la prima volta in serata con il pubblico ringraziando tutti i presenti e ricordando a tutti che sono felicissimi ed onorati di poter continuare ad esibirsi, facendo quello che amano di più al mondo. La scenografia del palco è abbastanza inusuale, con maxi schermi che vengono in realtà quasi sempre suddivisi in “mini” schermi sovrapposti tra di loro a creare sicuramente un effetto originale, ma decisamente meno efficiente dei classici schermi interi; soprattutto in un ippodromo che per definizione e più lungo che largo e con un pit così grande, rendendo poco facile la visione dalle retrovie. Detto questo, purtroppo la data italiana non ha potuto godere del mastodontico palco circolare visto in altre tappe di questo tour e quindi la scenografia andava adattata a quella di un palco classico da festival.

Ed ecco che un giallo estremamente acceso domina la scena, quello che sta per succedere è facilmente intuibile… l’inizio dei primi pezzi dell’ultimo album dei Metallica “72 Seasons”. E sono appunto proprio la traccia omonima dell’album e “Too Far Gone?” ad aprire le danze dei brani dell’album che dà il nome al tour. Se questi pezzi hanno sicuramente diviso le opinioni dei fan al momento dell’uscita dell’ultimo disco, con chi sostiene che i Metallica si siano ormai troppo “addolciti” per una band thrash metal e chi invece reputa l’ultimo lavoro una nuova versione comunque intrigante di una band che ha saputo diventare il simbolo dell’intero panorama metal mondiale, i pezzi di “72 Seasons” risultano dal vivo estremamente godibili e accattivanti. Certo, meno aggressivi rispetto agli album iconici della band oppure anche in confronto al diretto predecessore “Hardwired… to Self-Destruct”, ma pur sempre di qualità e ben strutturati. Siamo ovviamente tutti nostalgici di quelli che erano gli anni d’oro della band Californiana, ma penso che dimostrare ulteriore creatività e non creare fotocopie del passato pur mantenendo quell’identità inconfondibile sia qualcosa a cui dare un gran valore, e i Metallica hanno decisamente fatto centro da questo punto di vista.

Si passa a un simpatico omaggio alla musica italiana da parte di Kirk Hammett e Robert Trujillo che sotto forma di jam session interpretano “Acida” dei Prozac+ con una pronuncia più che discreta dell’italiano da parte di Robert, che fa valere le sue origini argentine per cantare al meglio il pezzo simbolo della band punk rock italiana. Anche in questo caso si tratta di un’usanza che Rob & Kirk hanno ormai preso come abitudine nei tour mondiali al di fuori dei paesi anglosassoni, e non si può che apprezzare il gesto, al di là del risultato finale.

Si torna per un breve tempo ai grandi classici con la semi-ballad “Welcome Home (Sanitarium)” prima di rifare un tuffo in 72 Seasons con la più energica “Shadows Follow”, brano tra i più apprezzati dell’ultimo album dal facile appiglio melodico.

Arriva il momento più toccante della serata con l’omaggio al compianto Cliff Burton grazie all’esibizione del bellissimo pezzo interamente strumentale “Orion”, dove le inconfondibili linee di basso generano pelle d’oca in tutti noi per quasi 10 minuti di tributo ad un musicista che ha fatto la storia di questa band è che scomparso tragicamente troppo presto.

Sull’onda di un sentimento malinconico ma questa volta legato ad un legame affettivo, non poteva mancare la simbolica ballad “Nothing Else Matters”. Tutti i cellulari si alzano, fin troppi direi, e tutto il pubblico intona le parole del pezzo capolavoro dei Metallica… non poteva essere altrimenti. Se da una parte questo brano sia diventato ormai estremamente “commerciale”, non si può dire che non rimanga un pezzo davvero stupendo sotto ogni aspetto.

Dopo che James interagisce ulteriormente con il pubblico per qualche minuto chiedendo per chi dei presenti fosse la prima volta al concerto dei Metallica e dando il benvenuto a tutti nella “Metallica family”, il buon Hetfield chiede a tutti noi se desideriamo qualcosa di “pesante” … ovviamente non ci si poteva tirare indietro nel mostrare il nostro entusiasmo per una tale domanda e partono quindi le note della maestosa “Sad But True”. Pezzo dai drum fillers iniziali inconfondibili e di una bellezza davvero unica. Con il seguente singolo immagine di 72 Seasons “Lux Aeterna” assistiamo all’ultimo pezzo in scaletta del tanto controverso album con quello che, però , è indubbiamente un brano che è impossibile non apprezzare… e anche se il ritornello può sembrare banale, il resto della traccia una bomba di adrenalina indiscutibile.

E per i più nostalgici arriviamo all’unico pezzo di “Kill Em’ All” della serata. Quello più amato e piu simbolico della band di San Francisco… su un’ondata di palloni gonfiabili giallo/neri con il simbolo dei Metallica lanciati dal palco parte l’inconfondibile riff di “Seek & Destroy” e i Metallica dimostrano di saper ancora suonare il brano come se fosse il lontano ’83. Pura goduria dalla prima all’ultima nota. Una scenografia introduttiva spettacolare a base di fiamme, esplosioni e fuochi d’artificio a simboleggiare un campo di guerra precede la maestosa “One”, con un’esibizione a dir poco sensazionale che rimarrà impressa negli occhi di tutti e “Master Of Puppets” chiude gloriosamente una performance capolavoro di una band a cui tutto il panorama metal deve molto. E se anche un pezzo come questo è riuscito a diventare familiare ad un pubblico non puramente metal, allora ci togliamo il cappello di fronte a quella che è indiscutibilmente una band a cui dobbiamo molto, perché “Master Of Puppets” rimane un pezzo capolavoro, aggressivo e dotato di una composizione sopraffina che rimarrà per sempre un simbolo del metal.

Siamo al cospetto della storia del genere che tanto amiamo e di fronte a quattro musicisti che ancora oggi sanno dimostrare a tutti perché i Metallica sono uno dei simboli indiscussi del metal. Sembrano non passare gli anni per una band a cui migliaia di musicisti si sono ispirati e che rimarrà per sempre un punto di riferimento per tutti. E se anche la scenografia e il palco di questa sera non erano all’altezza del palco circolare usato nelle altre tappe dell’M72 Tour e neppure di quello utilizzato a poche centinaia di metri da qua, a Milano nell’Ippodromo di San Siro nel 2019 durante il “Worldwired Tour”, non importa… perché la qualità di esecuzione a cui abbiamo assistito stasera ci dimostra che i Metallica sarebbero capaci di sfoderare performance da brividi in qualsiasi contesto.

E dopo 40 anni di carriera, i 4 Horseman continuano a sembrarci immortali!

 

Setlist:

– Creeping Death
– For Whom The Bell Tolls
– Holier Than Thou
– Enter Sandman
– 72 Season
– Too Far Gone
– Welcome Home (Sanitarium)
– Shadows Follow
– Orion
– Nothing Else Matters
– Sad But True
– Lux Aeterna
– Seek And Destroy
– One
– Master Of Puppets

 

articolo senza foto delle band per mancanza di accredito fotografico

Comments are closed.