Giornata dura per chi vuole un po’ di tranquillità nella città degli angeli in quanto una masnada di energumeni ha in programma di salire sul palco e dare uno scossone che faglia di Sant’Andrea levati, infatti in cartellone abbiamo gli svedesi MESHUGGAH che si accompagnano con signorine quali CANNIBAL CORPSE e CARCASS.
I vichinghi di Umeå non hanno nulla da dire in termini di nuove produzioni in quanto l’ultimo lavoro risale al 2012, ma hanno intenzione di dirlo in modo violento e poliritmico com’è nello stile che li ha resi famosi.
I CANNIBAL CORPSE vengono da più vicino, precisamente da Buffalo, e hanno rilasciato un disco nel 2023 dal titolo CHAOS HORRIFIC, titolo che bene rende l’idea. Famosi per l’istrionico, simpatico ed eiaculante plasma GEORGE FISHER la band si è arricchita nel 2001 di ERIK RUTAN che soleva percuotere chitarre a punta con i Morbid angel.
In coda abbiamo degli inglesi di Liverpool: i CARCASS. Anch’essi non propongono un nuovo disco, ma come al solito ci tengono a ribadire i loro concetti con violenza e tanta, tanta classe.
La location è incastonata nella pantagruelica area del nuovo stadio Intuit Dome che comprende locali dedicati alla musica: ci troviamo al KIA Forum ospitante 15.000 persone circa ed equipaggiato allo stato dell’arte per l’intrattenimento. Molto bello, spazioso, con un gigantesco impianto luci/audio (da ex fonico per me è dettaglio fondamentale) e sfortunatamente, com’è d’uopo in USA, fornito di birre scadenti al prezzo dello champagne a Montecarlo ad agosto.
Bando alle ciance e sale sul palco Bill Steer con i suoi compagni, eroe della 6 corde che con la band parallela FIREBIRD ancora detta lezioni di Hard Rock a grandi e piccini. Unfit for Human Consumption parte a palazzetto non ancora pieno vista l’ora presta, ma i presenti non possono che apprezzarne la violenza mista a classe che i 4 granatieri sciorinano generosi tramite il superbo impianto audio (l’ho già detto che sono un ex fonico?).
Jeff Walker al basso e voce pare un 25enne, senza se e senza ma ci guida tra successi del passato quali Buried Dreams e Death Certificate con voce potente e precisa. Alla batteria Daniel Wilding non ne sbaglia una accanendosi su quelle povere pelli mentre in buon James Blackford alla seconda chitarra tiene la trama lasciando che Jeff dispensi classe mista a femori rotti nel moshpit incontrollabile sottopalco.
Neanche il tempo di prendere il ritmo che la mezzoretta passa e chiude le danze Carneous Cacoffiny lasciandomi incompiuto; già mi mancano, ma sappiate che se vi capitano a tiro non esitate un istante, è tutto grasso che cola.
Entrata teatrale dei CANNIBAL CORPSE esattamente come ve l’aspettate: un pugno sul muso che nulla lascia alla melodia e alla tenerezza. Ammetto che i CANNIBAL CORPSE non siano esattamente la mia tazza da tè, ma veramente non riesco a capirci nulla. George è un personaggione noto per la sua affabilità e simpatia, spesso censurato come portatore di male occulto e idiozie varie. Non capisco minimamente in che lingua “canti” né quali siano le canzoni, abbiate pietà. Continua a starmi simpatico George mentre il buon Erik si affanna con soli intricati e difficili che però non sembrano portare da nessuna parte, tipo un Kerry King che però sa suonare. Nota di demerito al batterista storico Paul Mazurkiewicz che ne azzecca veramente poche ed è quello che dovrebbe tenere unito il castigo di dio che si sta manifestando.
Capisco si tratti della hit I cum blood perché viene debitamente presentata e gridata con ampia trattazione, seguita da una rissa primordiale sottopalco che ha più ha a che fare con una rivolta in carcere a Bogotà che a un pogo di musica metal.
Passata anche questa dai, è l’ora dei giovanotti dalla Svezia intrattenere l’ormai folto pubblico in sala, la mia curiosità è tanta vista anche la nota perizia tecnica di Jens Kidman e compagni, specialmente del batterista Tomas Nils Haake.
Tanto fumo, luci e raggi laser (che non piacevano a Franco Battiato, ndr) introducono Broken Cog, un assalto frontale gradevolissimo di una band compatta, compressa ed efficace. La voce è decisamente più fruibile che sul disco, cosa che me li fa catalogare tra le band da sentire live più che sul divano di casa. Hit come Violent Sleep of Reason e Combustion si susseguono con inalterata energia, gli arzigogoli e gli almanacchi tecnici non sono mai banali, non solo il prevedibile Tomas stupisce, ma tutti i componenti dicono la loro in una cacofonia infernale da prima notte di Valpurga.
Sebbene a primo ascolto possano sembrare un matrimonio tra Tool e Animals as Leaders non ne hanno assolutamente la stessa fantasia risultando un po’ piatti alla lunga, la stessa tecnica? Forse.
Canzoni ciclopiche molto lunghe che ci portano alla pausa prima dei bis Bleed e Demiurge; cosa ci rimane da questa serata? Indubbiamente vale la pena uscire di casa e godersi lo spettacolo per quello che è: una violenta e sensuale esperienza sonora senza imbattersi in particolari eccellenze compositive. Motivo più che sufficiente per alzare il culo dal divano e bersi una birra in lattina per 19,50$.
N.d.R.: Se c’è uno psichiatra tra i lettori per cortesia mi ricordi come si chiami quella malattia infame che fa alzare il telefonino ai malati e registrare per due ore i concerti, per la barba di Satana…
foto di copertina dagli archivi di Long Live Rock’n’Roll
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