In una piovigginosa serata di sabato 22 febbraio, mi accingo a varcare le porte dell’Unipol Arena in uno stato tra il nostalgico e l’emozionato per l’evento che stasera celebrerà il 20th anniversario dell’album di debutto di James Blunt, “Back to Bedlam”, oltre che il suo 51° compleanno.
L’artista britannico con questo tour, si concentra principalmente sul portare il pubblico in un viaggio attraverso i brani che hanno segnato la sua carriera, cercando, inoltre, di presentare una nuova versione del classico album registrato in studio.
Superato l’ingresso, la platea dell’arena si presenta ancora a circa metà capienza, mentre mi appresto a trovare il mio posto assegnato, sul palco si sta già esibendo Chesney Hawks, anche lui britannico, più o meno coetaneo di Blunt, e con un compleanno da festeggiare, non il suo, ma quello del suo chitarrista, al quale il pubblico fa gli auguri cantando “Happy Birthday”.
Lo stile di Chesney è un mix di pop e rock, molto in linea con il sound che caratterizzava l’epoca di suo maggiore successo, gli anni 90. Risale infatti al 1991, il brano che lo rese famoso al pubblico mondiale, “The One and Only”, arrivò al primo posto nelle classifiche di diverse Paesi.
Il suo approccio è genuino e spontaneo, la sua performance ci trasporta con la memoria agli iconici anni 90, in cui la musica rifletteva una miscela di ottimismo e inquietudine, libertà e ribellione, ma anche disillusione, soprattutto tra i giovani.
L’attesa per James Blunt è scandita dal rumoroso brusio del pubblico che nel frattempo ha quasi totalmente riempito l’Unipol Arena. In filodiffusione ci accompagnano alcuni pezzi iconici di Tom Petty, Creedence Clearwater Revival e Supertramp che allietano notevolmente l’intermezzo necessario per il cambio set.
Nei due grandi ledwall laterali al palco, vengono proiettate satiriche sintografie di alcuni capi di stato e personaggi attualmente popolari, che indossano il merchandising di Blunt.
Lo spettacolo ha inizio alle 21 spaccate, mentre una musica ambient di sottofondo accompagna alcune immagini random degli avvenimenti di cronaca degli ultimi 20 anni. James fa la sua comparsa sul palco, imbracciando l’acustica e intonando subito “High”, prendendosi la prima ovazione,
facendo seguire subito “You’re Beautiful”, l’entusiasmo del pubblico si è moltiplicato in un crescendo di emozioni che sono sfociate in un canto collettivo nel chorus di questa delicata ballad.
Il tempo per prendersi i meritati applausi ed i primi cartelloni alzati dai fan più affezionati, che risuonano le note di “Wiseman” cantate nuovamente insieme al pubblico.
Segue “Goodbye my lover”, uno dei momenti più dolci e introspettivi in cui James si sposta sul piano per suonarci un’altra struggente canzone sull’amore, la sua voce viene messa particolarmente in risalto qui, risultando forte e potente, sicura e delicata allo stesso tempo. Un bellissimo momento, restituito con un’impeccabile resa sonora.
Ogni brano di Back to Bedlam ha un profondo significato, il concerto prosegue con una performance di altissimo livello che permette a Blunt di celebrare il suo passato, come nel brano “No Bravery” in cui vengono proiettate sullo sfondo alcune clip del periodo in missione durante la guerra del Kosovo ed il suo presente, attraverso un concerto emozionante, capace di toccare le corde del cuore e di offrire anche qualche risata con la sua sensibilità e autoironia.
Tutto il live continua attraverso gli altri suoi grandi successi, alternando attimi unici e profondi, ad intermezzi in cui l’artista interagisce col pubblico citando simpatici aneddoti e coinvolgendo tutta la platea, ad esempio sul brano “Postcards” in cui ci fa alzare tutti in piedi, perché, secondo lui, eravamo seduti da troppo tempo ed era giunto il momento di alzarsi lasciando solo le borse sulle sedie, oppure in “Cuz I Luv You”, quando scende dal palco per attraversare tutta la platea in uno “stage diving” da maratoneta, facendo ritorno attraverso una giungla di braccia e mani che James stringe con affetto e gratitudine.
Uno degli istanti memorabili è quello in cui l’artista ha suonato “Monsters”, una toccante riflessione sull’amore e la perdita del padre, mentre sullo schermo scorrono immagini di lui e della band con i loro padri.
In questo brano utilizza metafore legate ai “mostri” per rappresentare le difficoltà e le paure della vita, ma anche la necessità di affrontarle, crescere e lasciar andare, cantando con un tono malinconico, ma anche con la dolcezza che proviene dall’amore familiare e dalla consapevolezza che certe relazioni, purtroppo, devono evolversi e cambiarsi nel tempo.
Arrivati all’encore, James torna sul palco con le spalle coperte dalla bandiera italiana, accompagnato ancora da una grande ovazione del pubblico, che approfitta per fargli gli auguri di compleanno.
Siamo giunti alla fine di questo coinvolgente live con gli ultimi iconici brani del cantautore, “Bonfire Heart” e l’intramontabile “1973”, che concludono questo viaggio emozionante di James Blunt come una lunga, dolce nota che si sfuma lentamente, lasciando un’impronta emotiva che dura a lungo.
Testo Lucilla Sicignano
Setlist:
- High
- You’re Beautiful
- Wiseman
- Goodbye my lover
- Tears and Rain
- Out on my Mind
- So long Jimmy
- Billy
- Cry
- No Bravery
- I’ll Take Everything
- Carry you Home
- Postcards
- Coz I Luv You
- Stay th Night
- Ok
- Monsters
- Same Mistake
Encore:
19. Bonfire Heart
20. 1973
Si ringrazia BarleyArts
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