Ed arriva a 72 anni suonati, l‘album numero 18 del nostro Iguana Preferito del Rock, Mr Iggy Pop. Un comune mortale, ormai a quell’età si gode la meritata pensione o semplicemente continua per inerzia la sua vita fatta di riti quotidiani e consolidate abitudini. Un rocker maledetto, che è passato da vari generi musicali ed è morto e risorto dalle sue ceneri come la migliore fenice, invece non si accontenta e spiazza praticamente tutti con questo lavoro di non facile immediatezza.
33 minuti e 10 tracce, che segnano la collaborazione di Mr James Newell Osterberg Jr con il produttore Leron Thomas (trombettista jazz) e con la chitarrista ambient Noveller. Il disco segna davvero un completo distacco dalle atmosfere tipicamente rock di “Post Pop Depression” del 2016 , scritto in collaborazione con Josh Homme, leader dei Queens of The Stone Age e di Dean Fertita e di Matt Helders, che arrivano da una band che negli ultimi 15 anni ha saputo conquistare legioni di devoti fans, vale a dire gli Arctic Monkeys.
Il tour di promozione di “Post pop depression”, lascia letteralmente esausto il nostro Iguana, che decide di virare completamente rotta con questo lavoro.
Riuscito? Non riuscito? Per me è un lavoro talmente personale che non me la sento di gridare al capolavoro ma neanche di stroncarlo inesorabilmente. Sicuramente e difficilmente farà conquistare nuovi adepti ad Iggy, ma farà molto discutere i suoi fans storici. Non ci sono infatti chitarre e riff assassini, non c’è un basso che ti fa pulsare le vene e una batteria che corre come un treno ma ci sono praticamente e quasi sempre atmosfere molto soffuse, degne del miglior film newyorkese di Martin Scorsese. Iggy è libero dai suoi panni rock e si mette a nudo completamente su disco, come se fosse una naturale evoluzione di mostrarsi spesso nudo sul palco.
Il primo singolo e titletrack “Free” è il manifesto di quello che l’ascoltatore percepirà per poco piùdi mezzora. Pace, tranquillità e questo disco saprà spiccare principalmente in giornate dominate da una leggera pioggerella. L’attuale singolo “Love Missing“, direi invece che è molto radiofonico ed immediato. La voce di Iggy Pop ti riscalda come la tua coperta preferita e il pezzo rimane sempre nei binari di un bel mid tempo, che viene soltanto deviato un attimo dalla voce maggiormente grintosa dell’Iguana verso la fine. Il verso “Love’s screaming, so quietly and in pain. Love’ s absent. It’s failing her once again,again” è davvero molto efficace per rappresentare questo piccolo gioiellino.
“Sonali” è invece un pezzo molto sperimentale ed etnico, che inconsciamente tributa anche mostri sacri specializzati nel genere quali David Byrne e Sting e si apprezza dopo svariati ascolti. “James Bond” è invece quasi una piccola nenia dominata dal basso con Iggy che ripete ossessivamente “She wants to be your James Bond”, quasi ridendo .Sicuramente il mio pezzo preferito.
I vari pezzi che seguono sono bene o male tutti sulla falsariga di questo lavoro. Ci sono le atmosfere spagnoleggianti di “Dirty Sanchez“, che potrebbe essere molto adatta alle rappresentazioni western di Sergio Leone o Quentin Tarantino , ci sono pezzi dove Iggy presta la sua calda voce a testi scritti da altri, come in “We are the people” scritta dal compianto Lou Reed dove pronuncia questi versi :”We are the people without tradition.We are the people who do not know how to die peacefully and at easen.” La voce narrante di Iggy Pop conclude anche il disco con “The Dawn” sempre molto d’atmosfera.
Se volete ascoltare qualcosa di simile ai The Stooges o alle sonorità punk rock di “Brick by Brick” (dove ci sono altri due miei miti assoluti quali Slash e Duff McKagan dei Guns N’Roses), bene siete lontanissimi anni luce.
Se invece volete far viaggiare la vostra mente, esplorare con Iggy territori atipici dall’ascolto comune, questo lavoro, merita sicuramente la vostra attenzione ma certamente si impiegherà abbastanza tempo per comprenderlo e gustarlo. Di certo non fondamentale ma manco brutto.
In ogni caso, tenete a mente le parole di Iggy sul come è nato questo lavoro:
«Verso la fine dei tour di Post Pop Depression, ho sentito come se mi fossi liberato una volta per tutte dell’insicurezza cronica che ha perseguitato la mia vita e la mia carriera per troppo tempo»
Recensione di Mauro Brebbia
Tracklist
1. Free
2. Loves Missing
3. Sonali
4. James Bond
5. Dirty Sanchez
6. Glow In The Dark
7. Page
8. We Are The People
9. Do Not Go Gentle Into That Good Night
10. The Dawn
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