Mantova, 12 aprile 2025

Questa serata, all’Arci Tom, entra di diritto tra quelle occasioni in cui musica, storia ed atmosfera si fondono in un’esperienza totale.

Il pretesto – se così si può chiamare – è la celebrazione del cinquantesimo anniversario di “Profondo Rosso“, il capolavoro del terrore firmato Dario Argento, e soprattutto della colonna sonora che ha rivoluzionato il modo di intendere l’accompagnamento musicale nel cinema horror, composta dagli immortali Goblin.

Ma lo spettacolo non si è limitato alla nostalgia: è stato un crescendo di emozioni, atmosfere e sonorità, abilmente orchestrato da una line-up che ha saputo raccontare il presente, il passato e le derive più visionarie del rock progressivo.

 

NEFESH CORE – L’urlo nuovo del dark prog italiano

Poco dopo le 20:30, in un Arci Tom già abbastanza affollato e curioso, aprono la serata i Nefesh Core, formazione catanese che dimostra fin dai primi accordi una presenza scenica decisa e matura.

Il loro sound, un intreccio elegante tra dark wave, gothic rock, prog moderno ed influenze alternative, colpisce dritto al petto.

Il set parte con “Getaway”, che spalanca le porte su un mondo sonoro energico e melodico.

Seguono “Stormraven” e “Try to Climb”, brani dove la tecnica si intreccia con il pathos, in una costruzione sempre dinamica e coinvolgente.

Notevole l’interpretazione di “Lullaby” dei Cure: inquietante al punto giusto, personale senza stravolgere l’originale, ha conquistato anche i fan più legati al dark-wave old school.

Con “The Mafia Mentality”, si giunge probabilmente al momento più significativo della loro esibizione. Il pezzo, carico di tensione e rabbia, mette in luce la capacità dei Nefesh Core di affrontare tematiche sociali con profondità e potenza.

Quella dei siciliani è stata un’apertura di valore, che ha lasciato il segno ed ha dato il via ad uno splendido evento.

Setlist Nefesh Core:
1. Getaway
2. Stormraven
3. Try to Climb
4. Scandal
5. Otherside
6. Lullaby (The Cure cover)
7. The Mafia Mentality

I Nefesh Core sono:
David Brown (voce, tastiere)
Frankie Mingiardi (chitarra)
Andrea Vlady Marchese (batteria)
Stefano The Ghigas Calvagno (basso)

 

IL SEGNO DEL COMANDO – Teatro oscuro ed intellettuale

Alle 21:30 l’atmosfera cambia radicalmente.

Le luci si abbassano e con l’ingresso sul palco de Il Segno del Comando ci si ritrova immersi subito in un universo fatto di ombre, simbolismi e narrazioni arcane.

La band, attiva da decenni e punto di riferimento del dark prog italiano, propone un viaggio sonoro che si ispira apertamente alla letteratura fantastica e all’occultismo, unendo riferimenti esoterici, testi complessi e una musica stratificata, mai banale.

La bianca strada” apre il set con un crescendo inquietante, che proietta l’ascoltatore in un altrove indefinito.

Segue “Il domenicano bianco”, ipnotica e rituale.

Komplott Charousek” è una delle vette del concerto: drammatica, teatrale, carica di pathos.

Ogni brano è una piccola pièce, eseguita con maestria ed intensità.

La taverna dell’angelo”, lascia il pubblico intrappolato in una dimensione onirica.

La loro performance non è un semplice concerto, è piuttosto una vera e propria esperienza sensoriale ed estetica.

Setlist Il Segno Del Comando:
1. La bianca strada
2. Il domenicano bianco
3. Sulla via della veglia
4. Nel labirinto spirituale
5. Komplott Charousek (canzone dell’etisia)
6. La taverna dell’angelo

Il Segno Del Comando sono:
Diego Banchero (basso)
Riccardo Morello (voce, tastiere)
Davide Bruzzi (chitarre, tastiere)
Roberto Lucanato (chitarre)
Paolo Serboli (batteria)
Beppi Menozzi (tastiere)

 

CLAUDIO SIMONETTI’S GOBLIN – Il ritorno del Maestro dell’incubo

Ore 22:40: il momento tanto atteso è finalmente arrivato!

Un boato accoglie l’ingresso in scena dei Claudio Simonetti’s Goblin.

Senza alcun dubbio, è enorme la statura artistica del Maestro Simonetti, pioniere nel creare atmosfere sonore che vanno ben oltre la musica, capaci di terrorizzare, ipnotizzare ed incantare.

L’intero set è un omaggio non solo a “Profondo Rosso“, ma a tutta la carriera della band e al sodalizio indissolubile con il cinema, in particolare con quello insuperabile di Dario Argento.

Le immagini proiettate sullo sfondo – tratte da “Suspiria“, “Tenebre“, “Opera“, “Phenomena” e gli altri capolavori – completano un impianto scenico da brivido, che amplifica ogni nota.

I musicisti che accompagnano Simonetti sono di assoluto livello. Daniele Amador, alla chitarra, ha una pennata molto metal. Tecnicamente preparatissimo, sa rendere taglienti le composizioni. La sezione ritmica è incalzante, con Federico Maragoni che picchia come un fabbro (in senso buono) la sua batteria, dando sfoggio della sua grande abilità dietro alle pelli. E poi c’è Cecila Nappo, che oltre ad essere una eccellente bassista, è bravissima a tenere il palco e risulta calamitante durante l’esibizione.

Tra i momenti più forti: “L’alba dei morti viventi” e “Zombi”, veri inni del terrore; “Opera”, elegante ed ossessiva; “Suspiria”, evocativa e disturbante; “Tenebre”, con il suo groove indimenticabile. Ma è con “Goblin”, eseguita per la prima volta in Italia, che il pubblico esplode in un applauso fragoroso.

Spazio anche a cover sorprendenti e ben inserite: “Africa” dei Toto, “Halloween Theme” di John Carpenter e “Tubular Bells” di Mike Oldfield, che ricordano quanto l’immaginario horror e prog siano internazionali e condivisi.

Ad un certo punto un problema tecnico con i supporti video, ha reso necessario un riempitivo che permettesse di prendere tempo per risolvere il disguido. Non tutto il male vien per nuocere, la band non si è fatta cogliere alla sprovvista, ed ecco servito un eccellente drum solo che tiene i presenti con il fiato sospeso, arricchendo ulteriormente lo show.

Il gran finale? Naturalmente “Profondo Rosso”, suonata con una carica emotiva travolgente, che ha unito sullo stesso piano musicisti e pubblico in una catarsi collettiva.

I Simonetti’s Goblin, con questa celebrazione del connubio tra rock ed horror, ci hanno regalato un’oscura notte da incubo, nell’accezione migliore del termine!

Setlist Simonetti’s Goblin:
1. Mater Lacrimarum
2. Il cartaio
3. Demoni
4. E suono rock
5. L’alba dei morti viventi
6. Zombi
7. Zaratozom
8. Africa (Toto cover)
9. Opera
10. Aquaman
11. Roller
12. Goblin (eseguita per la prima volta in Italia)
13. Halloween Theme – Main Title (John Carpenter cover)
14. Tubular Bells (Mike Oldfield cover)
15. Suspiria (Mater Suspiriorum)
16. The Devil Is Back
17. Tenebre
18. Phenomena
19. Drum solo
20. Profondo rosso

I Claudio Simonetti’s Goblin sono:
Claudio Simonetti (tastiere, voce narrante)
Cecilia Nappo (basso)
Daniele Amador (chitarra)
Federico Maragoni (batteria)

 

Tre band, tre anime, un solo filo conduttore: la capacità di evocare emozioni profonde, di trasportare il pubblico fuori dal tempo e dallo spazio, di raccontare storie attraverso la musica. Questa serata all’Arci Tom non è stata semplicemente un tributo ad un film cult, ma una celebrazione della forza del rock progressivo italiano, della sua vitalità, della sua capacità di reinventarsi senza perdere le radici.

Il pubblico – variegato, appassionato, partecipe – ha vissuto ore meravigliosamente oscure, mostruosamente belle. Un percorso tra i suoni e le visioni dell’inconscio. Quando si sono riaccese le luci, molti sembravano ancora intrappolati in quel vortice di sensazioni trasmesse dagli artisti sul palco.

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